DICHIARAZIONI DEI VESCOVI DI SANTANDER
Sebbene due commissioni, convocate dai Vescovi di Santander, dichiararono che non ci fossero fenomeni capaci di autenticare i fatti accaduti come indubbiamente soprannaturali, tuttavia non condannarono il messaggio. A questo proposito, la prima commissione dichiarò: “Non abbiamo trovato nulla che meriti la censura ecclesiastica o una condanna, né sul piano dottrinale né nelle raccomandazioni spirituali presumibilmente dirette ai fedeli”. Il Vescovo Rev. Juan Antonio del Val, che convocò la seconda commissione, mentre lasciava il suo ministero per raggiunti limiti di età, dichiarò che “il messaggio di Garabandal era importante e teologicamente corretto”.
Quattro Vescovi consecutivi di Santander si sono pronunciati contro la soprannaturalità delle apparizioni di Garabandal, e ciò ha pesato molto tra i fedeli. Riassumiamo brevemente le dichiarazioni dei diversi Vescovi che si sono succeduti dall’inizio delle apparizioni fino ai nostri giorni.
- Mons. Doroteo Fernández, dal maggio del 1961 al gennaio del 1962 (Amministratore Apostolico)
L’Amministratore Apostolico della Diocesi – don Doroteo Fernández – basandosi su una commissione tecnica da lui nominata per l’esame delle apparizioni di Garabandal, pubblicò nel bollettino ecclesiastico del 26 agosto del 1961, a poco più di due mesi dall’inizio delle apparizioni e dopo quasi un mese dalle prime negazioni di Conchita, una nota in cui affermava che non era provata la soprannaturalità di tali apparizioni. La commissione realizzò soltanto due o tre visite al luogo delle apparizioni e concluse che quanto accaduto era “un gioco da ragazzi”.
Lo stesso Amministratore Apostolico, il 2 novembre del 1961, a metà mese dal primo messaggio di Garabandal, che aveva causato tanta delusione, diffuse una nuova nota – questa volta senza nominare la commissione tecnica ma indubbiamente ispirato ad essa, visto che diversi membri furono presenti alla promulgazione del messaggio – nella quale ratificava il suo precedente giudizio circa il fatto che non constava la soprannaturalità delle apparizioni. Ovviamente neppure constava il contrario, è cioè che non lo fossero. Ricordiamo che una cosa è l’ortodossia del contenuto – sul quale non vi era una opinione contraria – e altra molto distinta è l’origine dei fenomeni.
PRIMA NOTA UFFICIALE DI MONS. DOROTEO FERNÁNDEZ. (agosto 1961)
Di fronte alle continue domande che ci vengono fatte circa la natura degli eventi che stanno avvenendo nel villaggio di San Sebastián de Garabandal, e con il desiderio di orientare i fedeli nella retta interpretazione degli stessi, ci siamo sentiti obbligati a studiarli accuratamente, allo scopo di soddisfare il nostro dovere pastorale.
A tal fine nominammo una Commissione di persone di riconosciuta prudenza e dottrina affinché ci informassero, con ogni garanzia di obiettività e competenza, riguardo a detti eventi.
In base al rapporto che ci è stato presentato, crediamo sia prematuro qualunque giudizio definitivo che voglia pronunciarsi sulla natura dei fenomeni in questione. Nulla, fino al presente, ci obbliga ad affermare la soprannaturalità degli avvenimenti lì accaduti.
In considerazione di tutto ciò, e rimettendo il giudizio definitivo ai fatti che potranno avvenire in futuro, dichiariamo:
1) È nostro desiderio che i sacerdoti, sia diocesani sia extradiocesani, e i Religiosi di entrambi i sessi, anche gli esenti, si astengano per ora dal recarsi a San Sebastián de Garabandal.
2) Consigliamo al popolo cristiano che, finché l’autorità ecclesiastica non abbia dato il suo giudizio definitivo sul caso, procurino di non recarsi al luogo menzionato.
Con queste misure provvisorie non disturbiamo sicuramente l’azione divina sulle anime, al contrario, togliendo il carattere spettacolare dei fatti, si facilita grandemente la luce della verità.
DOROTEO, A.A. di Santander.
Santander, 26 agosto 1961.
(Dal Bollettino Ufficiale del Vescovado, agosto 1961, p. 154).
Prima nota ufficiale di Mons. Doroteo Fernández.
SECONDA NOTA UFFICIALE DI MONS. DOROTEO FERNÁNDEZ. NOTA UFFICIALE SUGLI EVENTI DI SAN SEBASTIÁN DE GARABANDAL. (novembre 1961)
Amatissimi figli, già da tempo vi dissi quale dovesse essere il nostro atteggiamento di fronte alla voce pubblica che attribuisce alla Vergine Santissima certi avvenimenti meravigliosi, specialmente rivelazioni, apparizioni, locuzioni orali con altri segni più o meno straordinari.
Vorremmo vedere in tutti voi la somma discrezione e prudenza con cui la Chiesa giudica riguardo alla soprannaturalità di tali fenomeni. Potente è il Signore, che ci diede la rivelazione di quanto Gli piacque, per manifestarsi e dirci quanto si serve della Sua Bontà, ma sarebbe in noi una grande mancanza di buonsenso l’accettare come venuto dal Signore qualunque soffio di opinione umana. Quando Dio vuole parlare lo fa in termini chiari e inequivocabili; quando ci vuole dire qualcosa, le Sue parole non ammettono tergiversazioni né oscurità. Ed è alla Chiesa posta da Cristo, non all’opinione pubblica, e molto meno a quella di qualcuno particolare, cui compete il giudizio definitivo su tali presunti avvenimenti soprannaturali. Che nessuno si arroghi e attribuisca funzioni e poteri che Dio non gli ha affidato, perché costui sarebbe un usurpatore e un intruso. Per quanto riguarda gli eventi che stanno accadendo a San Sebastián de Garabandal, paese della nostra Diocesi, devo dirvi che a compimento del nostro dovere pastorale, e per smentire le interpretazioni leggere e audaci di coloro che si avventurano a dare sentenze definitive dove la Chiesa non crede ancora prudente farlo, così come per orientare le anime, dichiariamo quanto segue:
1) Non consta che le menzionate apparizioni, visioni, locuzioni o rivelazioni possano finora essere presentate né essere considerate con serio fondamento vere e autentiche.
2) I sacerdoti devono astenersi completamente da quanto possa contribuire a creare confusione tra il popolo cristiano. Evitino, perciò, attentamente, per quanto dipende da loro, l’organizzazione di visite e pellegrinaggi a detti luoghi.
3) Illustrino ai fedeli con sobrietà e carità il vero parere della Chiesa in questa materia. Facciano loro sapere che la nostra fede non ha bisogno di tali appoggi di presunte rivelazioni e miracoli per sostenersi. Crediamo ciò che Dio ci ha rivelato e la Chiesa ci insegna: a questa categoria appartengono i miracoli chiari e autentici di Gesù Cristo. Egli ce li ha dati come prova della Sua dottrina, alla quale non c’è più nulla da aggiungere. Se Egli di per Sé o attraverso la Sua Santissima Madre si degna di parlarci, dobbiamo stare attenti nell’ascolto delle Sue parole e dirgli come Samuele: «Parla, Signore, perché il Tuo servo Ti ascolta».
4) Inculchino allo stesso modo nei loro fedeli che la migliore disposizione per sentire la voce di Dio è la sottomissione perfetta, completa e umile agli insegnamenti della Chiesa, e che nessuno può sentire con frutto la voce del Padre che è nei Cieli se rifiuta con superbia la dottrina della Chiesa Madre, che ci accoglie e santifica sulla terra.
5) Per quanto vi riguarda, amati fedeli, non vi lasciate sedurre da qualunque vento di dottrina. Ascoltate docili e fiduciosi gli insegnamenti dei vostri sacerdoti, posti al vostro fianco per essere maestri di verità della Chiesa.
So che siete stati impazienti e in attesa e che il turbamento aveva preso possesso di molti animi di fronte alla prossimità delle date recentemente passate. Io vorrei portare alle vostre anime la quiete e la tranquillità, che è il presupposto base di un giudizio sereno ed equilibrato. Che nessuno vi strappi il dono prezioso della pace, che riposa in Dio, e «non lasciatevi turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera», come diceva San Paolo agli abitanti di Tessalonica.
Facendo nostri questi sentimenti, amatissimi figli, speriamo che la Vergine, che salutiamo con il nome di Sedes Sapientiae - Sede della Sapienza -, ci illumini per conoscere tutto ciò che concerne la gloria di Suo Figlio e la nostra salvezza.
DOROTEO, A.A.
Santander, novembre 1961.
(Dal Bollettino del Vescovado, novembre 1961, pp. 214-15).
Seconda nota ufficiale di Mons. Doroteo Fernández
- Mons. Eugenio Beitia Aldazabal, dal gennaio 1962 al gennaio del 1965.
Il nuovo Vescovo di Santander, Mons. Eugenio Beitia, firmò la sua prima nota il 7 ottobre del 1962, dopo pochi mesi dall’inizio del suo ministero episcopale, e mentre già era in partenza per Roma per partecipare al Concilio Vaticano II. Questa nota sembra essere la risposta al miracolo della comunione visibile di Conchita del 18 luglio dello stesso anno, e in essa il Vescovo che, a quanto pare, non era molto addentro al fenomeno di Garabandal, non fa che ratificare la relazione della commissione tecnica nella quale si afferma che “tali fenomeni sono privi di qualunque origine soprannaturale e hanno una spiegazione di carattere naturale”. Questo giudizio era, indubbiamente, prematuro, visto che la commissione episcopale nominata al fine di indagare ciò che stava accadendo in Garabandal non realizzò nessun esame serio di carattere scientifico. Lo stesso Vescovo, l’8 luglio del 1965, a 20 giorni dal secondo messaggio di Garabandal, pubblicò una nuova nota. In essa fa ulteriormente menzione della commissione tecnica affermando che la stessa continua ad essere dell’idea che non consta la soprannaturalità dei fenomeni. Ed è proprio in questa quarta nota quando si proibisce “in maniera esplicita e formale” la partecipazione dei sacerdoti a Garabandal, senza una esplicita licenza. Nella prima nota si comunicava soltanto il desiderio che non vi partecipassero i sacerdoti; nella seconda, si raccomandava che evitassero “l’organizzazione di visite e pellegrinaggi agli stessi luoghi”; nella terza, si proibiva non la partecipazione, ma “la frequentazione”, avendo Mons. Beitia dichiarato ad alcuni sacerdoti che non si trattava di una proibizione formale.
Mons. Beitia impose dunque restrizioni ai sacerdoti che si recassero al paesino senza permesso diocesano, ma non condannò gli avvenimenti chiarendo che “non abbiamo trovato materia di censura ecclesiastica di condanna, né nella dottrina, né nelle raccomandazioni spirituali, che si sono divulgate in questa occasione, come dirette ai fedeli cristiani, visto che contengono una esortazione alla preghiera e alla penitenza, alla devozione eucaristica, al culto di Nostra Signora in maniera tradizionalmente lodevole e al santo timore di Dio, offeso dai nostri peccati”. Autorizzò una indagine privata condotta da tre dottori, le cui conclusioni con coincisero con quelle della commissione ufficiale.
PRIMA NOTA UFFICIALE DI MONS. BEITIA. NOTA UFFICIALE SUI FATTI DI SAN SEBATIÁN DE GARABANDAL. (ottobre 1962)
La COMMISSIONE SPECIALE, che si occupa degli avvenimenti che stanno accadendo nel villaggio di San Sebastián de Garabandal, ci ha sottoposto il rispettivo rapporto, in data 4 ottobre dell’anno corrente. La citata COMMISSIONE conferma le sue precedenti dichiarazioni, giudicando che tali fenomeni mancano di ogni segno di soprannaturalità e hanno una spiegazione di carattere naturale.
Di conseguenza e nel nostro desiderio che i nostri diocesani siano debitamente informati e tutti coloro che ebbero una qualche relazione con gli avvenimenti abbiano un orientamento sicuro, a compimento del nostro dovere pastorale e facendo uso delle nostre facoltà:
1) CONFERMIAMO in tutte le sue parti le NOTE UFFICIALI di questo Vescovado di Santander, datate 26 agosto e 24 ottobre 1961.
2) PROIBIAMO A TUTTI I SACERDOTI, sia diocesani sia extradiocesani e a tutti i religiosi anche esenti, di recarsi nel luogo menzionato, senza una espressa licenza dell’autorità diocesana.
3) RIBADIAMO A TUTTI I FEDELI l’avviso che devono astenersi dal fomentare l’ambiente creato dallo sviluppo di questi avvenimenti e che perciò devono astenersi dal recarsi nel citato villaggio con questa motivazione.
In questione di così grande gravità ci aspettiamo da tutti voi il puntuale compimento di queste disposizioni.
Santander, festa del Rosario, 7 ottobre 1962.
EUGENIO, Vescovo di Santander.
(Dal Bollettino Ufficiale del Vescovado, novembre 1962, p. 242).
Prima nota ufficiale di Mons. Eugenio Beitia
SECONDA NOTA UFFICIALE DI MONS. BEITIA. NOTA UFFICIALE DEL VESCOVADO DI SANTANDER SUI FATTI DI SAN SEBASTIÁN DE GARABANDAL. (luglio 1965)
Scriviamo questa NOTA per imperativo del nostro dovere Pastorale. Il nome di GARABANDAL e gli avvenimenti, che in quel piccolo villaggio di montagna della nostra Diocesi sono accaduti in questi anni, sono arrivati, grazie ai mezzi di comunicazione sociale, al di là della nostra Patria e del nostro continente europeo. Agenzie internazionali hanno divulgato informazioni scritte e reportage speciali dei desideri di Nostra Signora la Vergine Maria, dei messaggi spirituali. Allo stesso tempo ci viene chiesto un parere autorevole su questi eventi che si vorrebbero associare ad altri venerabili titoli mariani universalmente conosciuti.
Il Vescovado di Santander ha raccolto una vastissima documentazione durante questi anni di tutto quanto lì è avvenuto. Non ha chiuso il suo «faldone» su questa questione. Riceverà sempre grato tutti gli elementi di giudizio, che gli verranno sottoposti. Sono state TRE le NOTE ufficiali che finora sono apparse cercando di orientare il giudizio dei fedeli. Questa NOTA sarà la quarta. E la sua conclusione finora è la stessa delle precedenti. La Commissione, che si occupa della qualifica degli avvenimenti, non ha trovato ragioni per modificare il giudizio già emesso, dicendo che NON CONSTA la soprannaturalità dei fenomeni, che ha esaminato attentamente.
Ricordiamo che secondo il canone 1399, numero 5.0, (N.d.T.: si fa riferimento al Codice di Diritto Canonico allora vigente, non a quello attuale) «sono proibiti a norma del Diritto medesimo libri e opuscoli che si riferiscono a nuove apparizioni, rivelazioni, visioni, profezie, miracoli o che introducono nuove devozioni, se sono state pubblicate senza osservare le prescrizioni dei Canoni»*; e si fa constare che nella Diocesi di Santander non è mai stato concesso alcun «Imprimatur» a nessun libro, opuscolo, articolo o recensione in questo campo, ed è proibita la pubblicazione di qualunque articolo o informazione non sottoposta previamente alla censura della Diocesi.
Supplichiamo tutti i fedeli cristiani di astenersi dal fomentare con la loro presenza a San Sebastián de Garabandal l’ambiente creato attorno a queste apparizioni e a queste comunicazioni spirituali, facendo tuttavia constare che non abbiamo trovato materia di censura ecclesiastica di condanna, né nella dottrina, né nelle raccomandazioni spirituali, che sono state divulgate in questa occasione, come rivolte ai fedeli cristiani, visto che contengono un’esortazione alla preghiera e al sacrificio, alla devozione eucaristica, al culto della Madonna in modi tradizionalmente lodevoli e al santo timore di Dio, offeso per i nostri peccati. Ripetono semplicemente la dottrina corrente della Chiesa in questa materia. Ammettiamo la buona fede e il fervore religioso delle persone che vanno a San Sebastián de Garabandal e meritano il più profondo rispetto, e vogliamo appoggiarci proprio su questo stesso fervore religioso, affinché fidandosi completamente della Chiesa Gerarchica e del suo Magistero, compiano con la massima correttezza le nostre raccomandazioni reiteratamente pubblicate.
Per quanto riguarda i sacerdoti, per la speciale importanza che il loro intervento può avere, sia nella forma di attiva partecipazione e collaborazione allo sviluppo degli avvenimenti, sia nella forma di semplice presenza come spettatori, PROIBIAMO in modo esplicito e formale la loro assistenza senza espressa licenza personale e, in ogni caso, dell’autorità diocesana, dichiarando che rimangono sospese, «ipso facto» le licenze in questa Diocesi di Santander, per quanti contravvenissero questo nostro avvertimento formale. La Suprema Sacra Congregazione del Santo Uffizio ha preso contatto con la Diocesi di Santander per ottenere la dovuta informazione in questa grave questione.
Santander, 8 luglio 1965
EUGENIO, Vescovo AA di Santander.
* Questo Canone, citato da Mons. Beitia, ha poi perso la sua «forza di legge ecclesiastica», secondo quanto dichiarato dalla S. Congregazione per la Dottrina della Fede nel Decreto del 15-XI-66, anche se lo stesso Diritto afferma che «si deve ricordare nuovamente il valore della legge morale, che vieta assolutamente di mettere in pericolo la fede e i buoni costumi».
(Dal Bollettino del Vescovado; luglio 1965, pp.180-82)
Seconda nota ufficiale di Mons. Eugenio Beitia
- Mons. Vicente Puchol Montis, dal luglio del 1965 al maggio del 1967
Dopo le dichiarazioni delle bambine che negavano tutto (compiendo la profezia di Nostra Signora nel 1961 che lo aveva preannunciato) cercò di porre fine a Garabandal. Pubblicò la quinta nota il 17 marzo del 1967. Questa già non si basa, come le precedenti, sulla relazione della commissione tecnica ma nelle dichiarazioni delle veggenti, dalle quali risulta, secondo quanto afferma Mons. Puchol, che non ci sono state né apparizioni né messaggi e che “tutti i fatti accaduti in tale località hanno una spiegazione naturale”. Risulta chiaro che un prelato che disse pubblicamente: “A ciò metto fine io, costi quel che costi” non può essere considerato un giudice imparziale, a maggior ragione sapendo che il suo verdetto non era avvalorato da nessuno studio professionale da parte di periti scientifici, che un fatto tanto delicato come questo richiedeva. Tuttavia, né una parola riguardo a ciò che era di reale competenza del Vescovo in quanto Vescovo, e cioè: il dogma, la morale, la liturgia o il diritto canonico.
NOTA UFFICIALE DI MONS. PUCHOL. SAN SEBASTIÁN DE GARABANDAL. (1967)
Nei giorni 30 agosto, 2, 7 e 27 settembre e 11 ottobre 1966, Noi stessi, accompagnati dal Vicario generale, dal Giudice Diocesano del Vescovado e dal Parroco di San Sebastián de Garabandal, e su richiesta delle interessate, fatta al detto Parroco, abbiamo proceduto a raccogliere le dichiarazioni di Conchita González González, Mari Loli Mazón González, Jacinta González González e Mari Cruz González Madrazo, sugli avvenimenti accaduti a San Sebastián de Garabandal, a partire dal giorno 18 giugno 1961.
Dalle dichiarazioni delle interessate risulta:
1) Che non è esistita alcuna apparizione, né della Santissima Vergine, né dell’Arcangelo San Michele, né di qualunque altro personaggio celeste.
2) Che non c’è stato alcun messaggio.
3) Che tutti gli avvenimenti accaduti in detta località hanno una spiegazione naturale.
Nel fornire la presente Nota non possiamo fare a meno di congratularci con il Clero e i fedeli della diocesi di Santander, che sempre e con obbedienza filiale hanno seguito le indicazioni della Gerarchia. Ci rammarichiamo che questo esempio non sia stato seguito da altre persone che hanno seminato con la loro condotta imprudente confusione e sfiducia verso la Gerarchia, impedendo con una tremenda pressione sociale che ciò che era iniziato come un gioco innocente di bambine, potesse essere sfatato dalle stesse autrici.
Ancora una volta è bene ricordare che i veri messaggi del Cielo ci vengono attraverso le parole del Vangelo, dei Papi e dei Concili e dal Magistero Ordinario della Chiesa.
Santander, 17 marzo 1967.
VICENTE, Vescovo di Santander.
(Dal Bollettino Ufficiale del Vescovado, gennaio-marzo 1967, p. 35)
Nota ufficiale di Mons. Vicente Puchol
Mons. José María Cirarda Lachiondo, dal luglio del 1968 al dicembre del 1971
Si oppose fermamente a Garabandal e ottenne, attraverso il Cardinale Jean Villot (Segretario Vaticano), la possibilità di trasmettere alla stampa nazionale ed estera, il 9 ottobre del 1968, una nuova nota sui fatti di Garabandal. Nella stessa viene ratificato ciò che hanno stabilito i tre prelati precedenti, assicurandosi particolarmente che non consta la soprannaturalità delle apparizioni di Garabandal, secondo i primi due, e che tutto ha una spiegazione naturale, secondo il terzo, del quale si suppone abbia comunicato il suo dettame in accordo con la Santa Sede.
NOTA UFFICIALE DELLA SEGRETERIA DEL VESCOVADO. NOTA SUGLI EVENTI DI SAN SEBASTIÁN DE GARABANDAL. (1968)
La Segreteria del Vescovado di Santander, per ordine di Sua Eccellenza Reverendissima il Vescovo Mons. José Maria Cirarda Lachiondo, a proposito degli articoli pubblicati ultimamente in alcune riviste e giornali quotidiani di grande diffusione sugli eventi di San Sebastián de Garabandal, dichiara:
1) Che la Sacra Gerarchia della Chiesa è l’unico giudice che può decidere in una questione così delicata.
2) Che tre Vescovi consecutivi, i Monsignori Doroteo Fernández, Eugenio Beitia e Vicente Puchol, hanno espresso il pensiero della Gerarchia in cinque interventi, in data 26 agosto e 19 ottobre 1961, 7 ottobre 1962, 8 luglio 1965 e 17 marzo 1967.
3) Che i primi due Prelati concordavano con il fatto che «non consta la soprannaturalità dei fenomeni che ha esaminato attentamente» la Commissione istituita per il loro studio; e che l’ultimo Prelato, dopo aver trattato tutta la questione con la Santa Sede, affermò «che tutti gli avvenimenti accaduti in detta località hanno una spiegazione naturale».
4) Che continuano ad essere in vigore le disposizioni dettate da Mons. Beitia (Boll. Uff. del Vescovado, 1965, pag. 181), secondo le quali:
a) È proibito ai sacerdoti qualunque intervento, sia partecipando e collaborando attivamente allo sviluppo degli avvenimenti, sia nella forma di semplice presenza come spettatori, con sospensione delle licenze in questa Diocesi di Santander per coloro che assistettero senza espresso permesso particolare e in ogni caso dell’autorità diocesana.
b) Si pregano tutti i fedeli cristiani che si astengano dal fomentare con la loro presenza a San Sebastián de Garabandal l’ambiente creato attorno a detti eventi.
c) Si ricorda a tutti che, secondo il canone 1399, n. 5, (N.d.T.: si fa riferimento al Codice di Diritto Canonico allora vigente, non a quello attuale) «sono proibiti a norma del Diritto medesimo libri e opuscoli che si riferiscono a nuove apparizioni, rivelazioni, visioni, profezie, miracoli o che introducono nuove devozioni, se sono state pubblicate senza osservare le prescrizioni dei Canoni»*; e si fa constare che nella Diocesi di Santander non è mai stato concesso alcun «Imprimatur» a nessun libro, opuscolo, articolo o recensione in questo campo, ed è proibita la pubblicazione di qualunque articolo o informazione non sottoposta previamente alla censura della Diocesi.
5) Che è lodevole la filiale obbedienza con cui il clero e i fedeli della Diocesi di Santander hanno seguito le indicazioni dei loro Prelati in questa materia, e, in modo molto particolare, che il Rev. Signor Parroco di San Sebastián de Garabandal non fa altro se non compiere ciò che gli è stato ordinato, ogniqualvolta proibisce di celebrare la Santa Messa o di avere forme di culto speciali per coloro che pretendono l’una cosa o l’altra nelle loro visite a detta parrocchia.
6) Che è molto riprovevole, al contrario, l’ostinazione con cui alcuni insistono nel promuovere campagne pubblicitarie su grande scala dentro e fuori dalla Spagna, nel fondare «Centri di Garabandal», nel celebrare congressi con lo stesso nome, nell’organizzare visite al luogo degli eventi, e persino nell’innalzare lì un tempietto, che fu costruito contro la volontà della Gerarchia diocesana. Tutto ciò porta a una ribelle contraddizione con il parere della Chiesa ed è un chiaro segno che contrasta con la pretesa soprannaturalità di detti eventi di San Sebastián de Garabandal e all’ambiente creato attorno ad esse, salva la buona fede di coloro che, ignorando le disposizioni della Gerarchia, si rechino in detto luogo.
Il Vescovo di Santander si aspetta da tutti i fedeli che si conformino con la massima precisione alle disposizioni dei suoi predecessori, reiteratamente pubblicate e che restano tutte in piena validità.
Santander, 9 ottobre 1968.
* Questo Canone, citato da Mons. Beitia, ha poi perso la sua «forza di legge ecclesiastica», secondo quanto dichiarato dalla S. Congregazione per la Dottrina della Fede nel Decreto del 15-XI-66, anche se lo stesso Diritto afferma che «si deve ricordare nuovamente il valore della legge morale, che vieta assolutamente di mettere in pericolo la fede e i buoni costumi».
(Dal Bollettino Ufficiale del Vescovado, novembre 1968, pp. 496-98)
Testo completo della nota di Mons. José María Cirarda
- Vescovo Juan Antonio del Val Gallo, dal dicembre del 1971 all’agosto del 1991
Anche se non credeva in Garabandal quando prese possesso della Diocesi come Vescovo, mostrò uno spirito aperto in contrasto con i suoi due predecessori. Come canonico della cattedrale di Santander nel 1961, fu membro della commissione iniziale, però rinunciò per il modo in cui si portavano avanti le questioni. È l’unico Vescovo di Santander che ha visto le veggenti in estasi. Durante una visita pastorale nel 1977, tolse le proibizioni dei suoi predecessori riguardo alla diffusione delle apparizioni e alla possibilità ai sacerdoti di celebrare Messa nel luogo dove si presume ebbero luogo. Inoltre, permise che si girasse un film sulle stesse e istituì la prima commissione episcopale interdisciplinare che si occupò del caso.
Intorno al 1981, iniziò a credere agli avvenimenti. Nel 1983 diede il permesso al Dott. Luis Morales della commissione iniziale, che aveva ugualmente iniziato a credere nelle apparizioni, a tenere delle conferenze nell’auditorium più grande di Santander in difesa degli avvenimenti di Garabandal. Nel 1987, istituì una nuova indagine delle apparizioni e tolse la proibizione ai sacerdoti di recarsi sul posto, permettendo loro di celebrare la Santa Messa nella chiesa del paese con il permesso del parroco.
- Mons. José Vilaplana Blasco, dall’agosto del 1991 al luglio del 2006
Lasciò intendere che non credeva in Garabndal in una lettera del 1993 a Ramón Pérez, mentre che contemporaneamente lasciava inalterata la politica del Vescovo del Val.
Risulta una lettera a D. Richard Paul Salbato di Fatima in cui ribadisce l’atteggiamento dei suoi predecessori.
LETTERA DI MONS. VILAPLANA AL SIGNOR PAUL SALBATO
Santander, 7 novembre 2001
Al Sig. Richard Paul Salbato
FATIMA
Stimato in Cristo, Alcune persone si sono rivolte ultimamente a questo Vescovado di Santander chiedendo come Lei delle “presunte apparizioni” di Garabandal e, soprattutto, della risposta della gerarchia della Chiesa di fronte a questi fatti.
Mi sento in dovere di comunicare che:
1. Tutti i Vescovi della diocesi, dal 1961 al 1970, affermarono che non constava la soprannaturalità di dette apparizioni, che avvenivano in quegli anni.
2. Nel mese di dicembre del 1977, Mons. Del Val, Vescovo di Santander, manifestava la sua comunione con i suoi predecessori e affermava che nei sei anni in cui fino ad allora era stato Vescovo di Santander nessun fenomeno nuovo era accaduto.
3. Nonostante ciò, Mons. Del Val stesso, trascorsi i primi anni in cui c’era confusione o passione, promosse uno studio interdisciplinare affinché esaminasse con maggiore profondità detti fenomeni. La conclusione dello studio coincide con l’opinione precedente data dai Vescovi, che cioè non consta la soprannaturalità di dette apparizioni.
4. Questo studio si concluse nella data in cui presi possesso della diocesi nel 1991. Approfittando del mio passaggio per Roma, in occasione della visita ad limina in quello stesso anno, presentai alla Congregazione per la Dottrina della Fede detto studio e chiesi orientamenti per il mio modo di agire per quanto si riferisce al caso.
5. In data 28 novembre 1992, la Congregazione mi mandò la sua risposta in cui consta che, dopo aver esaminato attentamente la citata documentazione, non considerava opportuno intervenire direttamente, sottraendo questa questione alla giurisdizione ordinaria del Vescovo di Santander che è competente per questa asseverazione. (1). Nella stessa lettera si suggerisce che, se lo stimo opportuno, pubblichi una dichiarazione nella quale riaffermare che non consta la soprannaturalità di dette apparizioni, facendo mie le posizioni unanimi dei miei predecessori.
6. Dato che le dichiarazioni dei miei predecessori, che studiarono il caso, sono state chiare e unanimi, non ho creduto opportuno fare una nuova dichiarazione pubblica per evitare di dare notorietà a degli avvenimenti troppo lontani nel tempo. Tuttavia, ho creduto opportuno scrivere questo rapporto come risposta diretta alle persone che chiedono orientamenti sulla questione, che do per conclusa, accettando le decisioni dei miei predecessori, che faccio mie, e gli orientamenti della Santa Sede.
7. Per quanto riguarda le celebrazioni dell’Eucaristia a Garabandal, seguendo le disposizioni dei miei predecessori, ammetto che si celebrino solo nella chiesa parrocchiale senza riferimento alle presunte apparizioni e con l’autorizzazione del parroco attuale che gode della mia fiducia.
Con il desiderio che quest’informazione possa aiutarLa, riceva il mio cordiale saluto in Cristo.
José Vilaplana, Vescovo di Santander
(1)Card. Ottaviani 1967 Card. Seper 1969 e 1970
Lettera di Mons. Vilaplana a Richard Paul
- Mons. Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo di Oviedo, dal luglio del 2006 al settembre del 2007 (Amministratore Apostolico)
Inaugurò una nuova attitudine della Gerarchia verso Garabandal, basandosi sui passi positivi compiuti dal Vescovo del Val.
- Mons. Vicente Zamora, settembre 2007 – dicembre 2014.
Non emise alcun comunicato formale su Garabandal. Il 6 maggio 2012 presiedette degli atti che ebbero luogo in occasione della benedizione e ri-inaugurazione della Chiesa di San Sebastián de Garabandal.
- Mons. Manuel Sánchez Monge, dal 30 maggio 2015 fino ad oggi
In queste note, dunque, per il momento, i Vescovi non giudicano che ci sia nulla di soprannaturale nelle presunte apparizioni (materia sempre rivedibile alla luce di nuovi dati o di uno studio scientifico migliore di quelli già esistenti), e non hanno detto nulla contro il contenuto delle stesse (“non abbiamo trovato materia di censura ecclesiastica e di condanna, né sul piano della dottrina né nelle raccomandazioni spirituali che sono state divulgate”) e ciò era ed è precisamente la loro missione come Chiesa docente.
Valutazione delle note dei Vescovi di Santander
Per valutare bene il giudizio sfavorevole dei quattro Vescovi di Santander, bisogna considerare il fondamento sul quale si basano le loro affermazioni. Nei primi due casi, questo consiste nella relazione della commissione tecnica, mentre nei successivi due, oltre che sul giudizio dei Vescovi precedenti, sulle negazioni delle veggenti.
Rispetto al valore delle relazioni della commissione tecnica.
Questa commissione era composta, a quanto sembra, da tre canonici e professori di Santander: Don Juan Antonio del Val, che successivamente sarebbe stato Vescovo di Santander; D. Francisco Odriozola e D. José María Saiz che morì repentinamente nel 1964. C’erano anche due medici: il dottor Morales, psichiatra di Santander e il dottor Piñal, anestesista. Tuttavia, D. Francisco Odriozola, segretario di questa commissione, fu, secondo quanto egli stesso dichiarò nel 1962, il “vero motore della stessa”, per cui lo si è qualificato come “anima e motore” della commissione.
Dunque, ci sono dati più che sufficienti per sospettare con serio fondamento che questi membri della commissione adottarono un’attitudine negativa aprioristica o preconcetta verso le apparizioni di Garabandal; attitudine che possiamo riassumere nel fatto che per loro era inammissibile che la Santissima Vergine apparisse in un modo così frequente, inusitato e strano a quattro bambine di un piccolo paesino sperduto tra le montagne di Santander e che, pertanto, tutto era da attribuire alla fantasia di quattro bambine, fomentata dai pellegrini che affluivano continuamente a Garabandal.
In primo luogo, a 40 giorni dall’inizio delle apparizioni, Conchita, considerata la principale protagonista delle stesse, fu trasferita a Santander, su richiesta di alcuni membri della commissione, allo scopo di mettere fine alle supposte apparizioni. Il giorno seguente al suo arrivo, stando a quanto la stessa Conchita espone nel suo diario, la esaminarono il dottor Morales, membro della commissione e altri medici, i quali conclusero che la bambina era normale, e che “questo delle apparizioni era un sogno”, ponendole come trattamento per disfare le sue fantasie o allucinazioni, un buon ambiente di distrazione in Santander.
Otto giorni dopo, sua madre e sua zia andarono a prenderla per riportarsela a Garabandal, e il dottor Piñal, membro della commissione, fece presente non solo che sarebbe andata incontro ad un futuro più bello se fosse rimasta a Santander, ma espose anche le minacce, dicendole addirittura che l’avrebbero rinchiusa in un manicomio se avesse continuato a parlare delle apparizioni, fino a che ottenne che firmasse un foglio in bianco negando le stesse apparizioni. E così anche l’amministratore apostolico della Diocesi e D. Francisco Odriozola esternarono una promessa di questo tipo.
In secondo luogo, in una delle poche volte che i membri della commissione furono a Garabandal – secondo quanto riferiscono i testimoni più affidabili, il più presente non lo fu per più di sei volte - mostrarono con chiarezza questa loro attitudine preconcetta. Era il 22 agosto del 1961, a due mesi e pochi giorni dall’inizio delle apparizioni. Come racconta il parroco di Barro-Llanes (Oviedo) don José Ramó García de la Riva, le bambine caddero in estasi dopo il Rosario. E in una delle occasioni nelle quali in questo stato entravano nella chiesa, poté sentire il dottor Piñal affermare ad alta voce “Come? Ancora continua questa farsa?
Così anche, il sacerdote presidente della commissione, affermò ad alta voce: “Io in questo non credo... succeda quel che succeda”. Successivamente i commissari deliberarono quello che dovevano e dicevano tra di loro: “Chiudiamo la chiesa al culto. Manderemo D. Valentín un mese in vacanza; lo farà con molta facilità, visto che è abbastanza nervoso... Al Padre gesuita (Ramón M. Andreu) lo manderemo via. Impediremo la venuta di sacerdoti e... se questo è di Dio già si farà strada”. Pochi giorni dopo, il 26 agosto, uscì la prima nota contraria del vescovado sulle apparizioni.